L’arte di Simonetta Martini, pittrice che lavora a Curio, immersa nella luce e nel silenzio del suo atelier, si inserisce molto bene nello spazio del Museo plebano. Nasce un dialogo che viene trasmesso immediatamente allo spettatore in tutto il suo intimo potenziale.
“C’è un’arte che vive sul pelo dell’onda, sull’istantaneità del presente: si muove rapida e leggera, in tempo reale, con il variare dei tempi, del vento e delle burrasche, degli stili e delle mode. Ce n’è però anche un’altra che guarda altrove e viene da molto lontano, smuovendo suggestioni che sembrano emergere da antichi fondali marini.
A questa categoria appartiene la pittura di Simonetta Martini: la quale tende a sgravare l’immagine da ogni elemento superfluo, per distillare un’essenza che può anche essere un’assenza, e condensarla in una sensazione “che renda l’immagine fedele al proprio sentire.” La sua arte porta dentro di sé il sentimento di un’attesa, di un continuo tendere a qualcosa che sta oltre, ma che a volte è anche estremamente vicino: il fascino sorpren¬dente della natura, la docile pazienza dei feroci bisonti quando è la lunga ora della neve, la naturalità della vita e la serena convivenza tra uomini, donne ed animali, l’idea di continuità e ciclicità, il tendere comune verso terre ignote, foriere forse di nuovi pascoli ed erbe.
Lì tempo e spazio sembrano dissolversi. È quella la soglia su cui Simonetta ci porta: dove antico e moderno, ed eterno, si rinnovano di continuo.”
Catalogo a fr. 5.-